La mia finestra, in college, dà su un’aiuola verde smeraldo, pettinata come un campo di calcio. Lì, tutti i giorni, verso le cinque, compariva un bellissimo merlo. Lasciavo che terminasse le sue cacce, poi tiravo su la finestra e con il fischio più melodioso di cui fossi capace lo invitavo sul mio davanzale. Poi mi rimettevo alla scrivania. Una volta mi ascoltò. Allungò il becco fin dentro la stanza. Rifischiai. Niente. Non voleva entrare. Gli piaceva sostare sul confine. Un po’ mi rincresceva che non si avventurasse tra le mie carte; che non saltellasse sui tasti del mio computer.
La reincarnazione ti cambia il corpo, non l’anima – cominciò a dire –, ma il corpo ha pur sempre le sue abitudini darwiniane. Che vuoi? Oggi sono uccello. E da uccello mi devo comportare. Solo quei fessi dei passeri ti arrivano fin sulla mano; e certe colombe. Piacere, Ovidio.
Ovidio come il poeta?
Lui.
Credevo fossi un merlo…
Lo sono, infatti.
Ma tu parli!
Parlo sì… Tutti parlano, se ascolti.
E parli italiano. Perché non latino? O inglese, visto che siamo in Inghilterra? Io il latino lo capisco, anche l’inglese…
Io parlo come tu credi che io parli. In verità, sto parlando tutte le lingue del mondo, e tu mi intendi nella tua lingua madre. E lo sai perché mi intendi? (Comunque, non siamo in Inghilterra: siamo nell’universo.)
Perché?
Perché di te mi fido. Lo sento quando uno mi è amico. Oh, sapessi! Il mondo è pieno di nemici. I peggiori sono quelli che neanche sanno che esisti. Una volta sono stato nebbia…
Nebbia?!
Sì, nebbia …
E che cosa pensa la nebbia?
Pensa, pensa, non ti preoccupare; tutta la natura pensa (o quasi, non farmi cominciare…). La gente voleva solo togliermisi di torno. (In fondo, è un po’ il mio destino…)
E sei stato anche altro?
Certo. Anche tu sei già stato moltissime altre cose.
Ma io non ricordo.
Non si ricorda, infatti. O meglio: si ricorda senza sapere che si sta ricordando. Io che sono più sensibile di altri al problema della metamorfosi (che poi non è per niente un problema) riesco a riconoscere il ricordo. Prima sembra una sensazione qualunque, uno dei tanti desideri che ti attraversano l’anima e punzecchiano la mente ogni attimo della giornata… Poi dici: ah, ecco che cosa sono stato a un certo punto! Io sono certo di esser stato nebbia, ma non solo: fiore di zafferano, spiga di grano…
Spiga di grano?!
Sì… E …
E donna?
Senza dubbio. Più di una volta. Anche femmina di animale.
E scrittore soltanto una volta?
Questo non lo so…
E come ricordi che sei stato l’Ovidio che scrisse le Metamorfosi?
Quella vita non me la posso dimenticare. Tutte le precedenti e le successive le intuisco appena, le vedo un frammento qua e uno là. Ma quella vita non si dimentica. A tutti è assegnata una vita maggiore, e quella poi resterà nella nostra memoria per sempre, di metamorfosi in metamorfosi.
Si vede che io vite maggiori non ne ho ancora vissute… Dunque ricordi tutto?
Tutto. Nacqui a Sulmona e vissi a Roma e morii a Tomis…
Allora puoi chiarirmi certe questioni.
Dipende…
Per esempio…
Per esempio…?
Qual è la vita più bella?
…
E quando uno eccelle in una vita, come tu in quella del poeta che ha scritto uno dei massimi capolavori di tutti i tempi, eccelle poi anche nelle altre?
…
Sei stato nebbia eccellente, fiore eccellente, donna eccellente…?
L’anima non cambia. Se è eccellente tanto da far scrivere alla mano quel magnifico poema (permettimi di darti ragione), resta eccellente. Però non è detto che continui a fare cose eccellenti. A volte si prendono forme limitanti. Un dramma! Pensi, senti, immagini l’infinito e non puoi fare molto, fai poco, il minimo, anche se è tutto quel che puoi fare. Però, se è tutto, non ci si può né deve disperare… Come nebbia, per esempio, adornavo il fondo di una vallata, velavo le colline, avanzavo a masse sul blu scuro del mare… Io, lasciamelo dire, ce l’ho sempre messa tutta.
Che mi puoi dire ancora per il mio bene?
Per il tuo bene…? Ho già detto tutto, credimi. Beh, sì, una cosa va sempre bene dirla: conosci il mondo! Tieni sempre aperta la finestra, fa’ sempre un fischio (non te la cavi male)… Continua a leggere i miei libri! E… scrivi un libro su di me! Impégnati…
E con un lungo salto entrò tra i grovigli dell’edera.
L’AUTORE E IL LIBRO – Nicola Gardini, classe ’65 di origini molisane, insegna Letteratura italiana e Letterature Comparate a Oxford. È autore di diversi libri, tra cui il romanzo Le parole perdute di Amelia Lynd (Feltrinelli), la raccolta di poesie Tradurre è un bacio (Giuliano Landolfi Editore) e Viva il latino (Garzanti), saggio di grande successo. In questi giorni è tornato in libreria con il suo nuovo saggio Con Ovidio (Garzanti), un testo dedicato alla classicità e alla riscoperta di uno dei più grandi autori latini in tutte e sfaccettature della sua personalità: Publio Ovidio Nasone.
Fonte: www.illibraio.it