Giampiero Neri è un grande poeta di oggi. Autore di un numero esiguo di opere, sempre molto ponderate e necessarie, fin dall’esordio nel 1976 con L’aspetto occidentale del vestito si è imposto per l’originalità dei suoi versi come della sua prosa poetica.
Di fatto estraneo alla mappa delle tendenze in cui si è articolata la poesia italiana del secondo dopoguerra, Neri ha condotto la sua esperienza letteraria con radicale fedeltà ai principi che l’hanno originata: la memoria, prima di tutto, intesa come luogo minerario da cui estrarre i materiali necessari, indispensabili forse, alla vita attiva quotidiana. Perché l’atto del vivere – sembra suggerire il poeta – è difficile, sempre, al di là delle circostanze e delle condizioni che ci sono date, e lo scavo continuo tra i ricordi, tra i frantumi variegati della memoria, è un’attività che ci permette di lenire i nostri tormenti e di addomesticare i fantasmi che li popolano. Diamanti o detriti, tutto ciò che viene dal fondo del passato è rilevante e non va trascurato.
Fedele a se stesso, poi, Neri lo è sempre stato anche nelle scelte di stile. La sua scrittura, sempre sul crinale tra la poesia e la prosa, ha la precisione vertiginosa e inquietante di certa pittura fiamminga. Una prosa impeccabile, essenziale, che si nutre dei caratteri peculiari della poesia: l’alta tensione espressiva, per esempio, o la precisione “variabile” degli incastri di senso.
Maestro in ombra della poesia di oggi, com’è stato definito, amatissimo dai poeti delle generazioni a lui successive, Neri ci consegna un nuovo, atteso capitolo del suo lavoro. Via provinciale, che riprende con sorprendente energia i temi, i luoghi e le figure dei libri precedenti, è un’opera intensa, perfetta, e testimonia senza dubbio la felicità creativa del suo autore.
Antonio Riccardi