“Facciamo un regalo ai nostri ragazzi, facciamoli annoiare”

di Enrico Galiano | 19.02.2024

Alzati prepara controlla cellulare; sbrina macchina invia mail rispondi a vocale; telefona compila modulo posta storia.

Ci avessero detto anche solo quindici anni fa che questa sarebbe stata la nostra vita, non ci avremmo creduto. E invece.

Ma che fine ha fatto la noia?

Ormai, sembrerebbe un sentimento estinto, a giudicare dalle vite frenetiche che conduciamo, iperconnessi e perennemente impegnati in mille attività. Ma è proprio questa iperattività a rubarci la risorsa più importante per alimentare la nostra creatività e, anche, la nostra salute mentale: lo spazio vuoto, il bianco, la noia.

Lo ha ricordato la canzone vincitrice di Sanremo 2024, riportando alla ribalta un tema spesso sottovalutato. La cantante Angelina Mango nelle varie interviste lo ha ribadito più volte, che la noia non va elusa, ma accolta.

Eh sì, la noia ha un ruolo chiave nella nostra vita: come spiegano le più recenti ricerche scientifiche svolte monitorando le attività cerebrali, quando ci annoiamo il cervello entra in modalità “default”. Cosa vuol dire? Il nostro corpo viaggia col pilota automatico, mentre fissiamo il soffitto o pieghiamo la biancheria o riempiamo la lavastoviglie; e la mente, libera da compiti specifici, è in grado di connettersi con il subconscio, proprio come succede durante il sogno.

Ed è in questo spazio di apparente inattività che nascono le idee migliori, che si generano nuove connessioni fra i neuroni e si pesca a piene mani dall’oceano della fantasia.

Ma i nostri ragazzi? Per loro la noia è un lusso quasi sconosciuto. Sono nati che la noia era già sparita dalle nostre vite. Oltre che nativi digitali, sono anche nativi iperattivi.

Le loro giornate sono scandite da impegni, attività, corsi e compiti, senza lasciare spazio a quell’ozio fecondo che alimenta l’immaginazione e la riflessione.

Quando il vuoto si affaccia, poi, subito viene scacciato mettendo mano al telefono e impedendo alla mente di restare inoccupata e, quindi, di entrare in modalità di default.

Noi adulti siamo i primi responsabili di questa tendenza. Siamo noi che abbiamo insegnato loro a fuggire il vuoto. Anche io sono così con mia figlia, per cui non parlo per puntare il dito (cioè sì, ma anche contro me stesso).

Dai, ammettiamolo: ci spaventa vedere i nostri figli con le mani in mano, senza fare nulla. E subito li riempiamo di attività, li invitiamo a “fare qualcosa”, a “non perdere tempo”. Ma è proprio questo tempo libero, questo non fare nulla, che permette loro di annoiarsi e, di conseguenza, di essere più creativi e fantasiosi. E anche di conoscere meglio sé stessi e ciò che vogliono.

Li ingozziamo di cose da fare e non ci rendiamo conto che in questo continuo dare stiamo in realtà togliendo, e che se imparassimo a togliere daremmo loro molto di più.

Diamo ai nostri ragazzi il tempo di annoiarsi, di esplorare il loro mondo interiore, di perdersi nei loro pensieri. Solo così potranno davvero fiorire e diventare individui completi e creativi.

Forse è giunto il momento di rivalutare la noia, non come un nemico da combattere, ma come un alleato prezioso per la nostra crescita personale e soprattutto quella di bambini e bambine, che già anni fa la reclamavano con la celeberrima canzone dello Zecchino D’Oro Le tagliatelle di Nonna Pina.

Riascoltiamola tutti insieme, insieme alla canzone di Angelina Mango.

E poi spegniamo tutto e proviamo l’ebbrezza di stare cinque minuti senza fare niente di niente.

Sarà bellissimo, in quei cinque minuti, morire dalla noia.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoiFelici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazziLa società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua. Ed è poi uscito per Garzanti il suo secondo saggio Scuola di felicità per eterni ripetenti.

Il suo nuovo romanzo è Geografia di un dolore perfetto (Garzanti).

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Fonte: www.illibraio.it