“In quel luogo non ci sarebbero stati vincoli di razza o religione: piccoli sudamericani avrebbero convissuto con bambini africani, asiatici o dell’Europa orientale. Sarebbe stata una zona franca, senza divisioni, muri e rivalità tra bande”.
È una donna buona, Gloria Taranto: originaria dell’Ecuador, e attenta ai più deboli, ha realizzato il suo progetto: ha aperto, in un edificio abbandonato della periferia di Milano, un asilo per figli di immigrati senza permesso di soggiorno, che non possono essere iscritti alle strutture ufficiali.
“La casa dei cento bambini” è un luogo libero dove smettere di essere invisibili, trasparenti per gli altri, e tornare a esistere ed essere semplicemente piccoli, e al sicuro.
È consapevole di agire in un territorio fuorilegge, anche perché a ricordarglielo c’è l’ispettore Dario Miranda, suo amico prima, e suo grande amore poi. Miranda la protegge, anche chiudendo un occhio di fronte all’irregolarità del progetto, la mette in guardia dai pericoli, e dagli squali che si fanno sotto appena sentono la debolezza altrui. Per questo Gloria porta sempre con sé il suo regalo, uno squalo martello di gomma, il suo portafortuna.
“Ricordati che anche quando nuoti in acque che conosci non devi fidarti delle apparenze, perché non sai mai da che parte può arrivare la minaccia”.
I casi della vita allontanano Gloria e l’ispettore, mentre l’asilo continua il suo lavoro, con le porte sempre aperte ad accogliere e aiutare.
Quando Gloria finisce in ospedale investita da un’auto, l’ispettore si trova a indagare in maniera ufficiosa, perché la sua esperienza gli insegna a riconoscere i particolari che nessuno nota, e che mettono in relazione Gloria con le morti di un bambino dagli occhi chiarissimi, della sua mamma prostituta e di un delinquente con un cubo di Rubik tatuato addosso.
Per Miranda la verità che riguarda la sua amica, incosciente in un letto, è più importante di ogni percorso ufficiale, mandati e autorizzazioni. Non guarda in faccia nessuno, l’ispettore, e utilizza ogni mezzo a sua disposizione, ma non può immaginare quello che la sua indagine gli metterà di fronte: il lato più nero e crudele dell’essere umano.
La Milano delle periferie in Anime trasparenti di Daniele Bresciani (ed. Garzanti) è grigia e fredda: è la grande metropoli vista dalla parte degli ultimi, lavavetri, prostitute, clandestini e senza tetto.
È la città dei quartieri dove valgono le leggi delle gang sudamericane, dove comandano hermanitos come Pablo e i suoi compari, ma dove vivono la loro vita anche anime bianche, persone per bene, con le quali Bresciani traccia un’idea di redenzione possibile.
Anna, una bambina che Gloria ha portato dall’Ecuador e ha cresciuto, ormai una donna adulta, laureata, affezionata con l’amore di una figlia, e con la grinta di chi deve tutto; Luca, il medico con l’anima lacerata, che ha perso la voglia di sognare, è poco avvezzo al London Mule, ma non alle parole sincere del cuore; Rizzo, il collega che copre Miranda senza troppe domande, perché sa che non serve, sa che Miranda è fatto cosi, vuole salvare tutti, anche a proprie spese.
È il volto di una città che dà speranza, perché sa di umanità, quella delle infermiere con i modi bruschi ma gli occhi comprensivi, dei giovani medici entusiasti e invadenti, dei maghi dei computer, hacker ed eccentrici cultori di Final Fantasy, dei librai generosi e idealisti.
Fuori da quest’umanità c’è il crimine, il nero, assoluto, che quando coinvolge i più deboli, diventa il colore della dannazione. Il male non ha quartiere, non è prerogativa della periferia, ma è un virus che infetta tutto e tutti, fino alle vite più insospettabili, e apparentemente pulite. Sono loro che nascondono le macchie del loro animo sotto una maschera di ipocrisia, al riparo.
“Quando si tratta di giustizia, ognuno guarda in piccolo intorno a sé, arriva a malapena al proprio confine, sa che è meglio non spingersi oltre, nei dettagli”.
Anime trasparenti è un noir che alterna di continuo e con grande efficacia la luce e il buio, costruisce un’inquietudine plumbea che rimane appiccata addosso durante tutta la vicenda, anche quando la narrazione interrompe la spirale del male con note inaspettate e sfolgoranti di dolcezza, spirito e ironia.
Fonte: www.illibraio.it