Il profumo delle foglie di limone è un intenso romanzo di sentimenti e di memorie, tra le cui pagine aleggia lo spettro dell’Olocausto. Ci troviamo in Spagna, nella Costa Blanca, dove il sole è molto caldo anche a settembre inoltrato, mentre l’aria è pervasa da un inebriante profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio. Non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. Ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui s’imbatte in una coppia di amabili vecchietti, che la guardano con occhi comprensivi e gentili. Si tratta di Fredrik e Karin Christensen, che la accolgono in una grande villa circondata da splendidi fiori. Sono come i nonni che Sandra non ha mai avuto. All’apparenza è uno scorcio di paradiso. In realtà si tratta dell’inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julián scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Sandra è l’unica in grado di aiutarlo a smascherare la coppia, anche se non sarà facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardare i due anziani con occhi diversi, sentendo crescere in sé un’ardente sete di giustizia. Abbiamo rivolto alcune domande all’autrice.
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D. Perché ha deciso di scrivere Il profumo delle foglie di limone?
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R. Perché avevo paura. Un anno fa a Madrid, avvertimmo la coda di una scossa sismica che si era originata in una zona a sud della Spagna. Mi svegliai nel cuore della notte in seguito agli ondeggiamenti del letto. Sembrava di essere in barca. Non capivo che cosa stesse succedendo. Quella sensazione mi accompagna quasi sempre. Non so mai che cosa stia succedendo realmente nel mondo, o nella banca dove ho i miei risparmi, né nella mia stessa casa. Nemmeno nella mia vita. La paura impalpabile di non conoscere, l’ho attribuita al personaggio di Sandra, una giovane disorientata che d’improvviso s’imbatte in una situazione sconosciuta e pericolosa. Scoprendo la paura però, scopre anche il coraggio e questo le consente di conoscere meglio se stessa. Anche Julián – l’anziano repubblicano spagnolo che crede di aver già sofferto tutto in questa vita – comprende che gli mancano ancora parecchie cose da imparare. Nella vita non c’è nulla di sicuro, tranne la morte. Ho sempre sognato di affrontare questi temi in un libro, fondendo le atmosfere del “Giro di vite” di Henry James e la tensione di “Intrigo internazionale” di Hitchcock. Riflettevo su questo quando ho cominciato a scrivere Il profumo delle foglie di limone.
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D. Com’è riuscita a trasformare questi spunti in un romanzo?
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R. Alla base ci sono due vicende reali che si sono unite magicamente. A venticinque anni, andai a vivere in un paesino vicino al mare. Ricordo che rimasi scioccata quando scoprii che il maggior costruttore edile della zona era, in realtà, un nazista. In quel momento ero Sandra; anch’io, come lei, ero incinta. E avrei avuto bisogno di un amico come Julián. Oggi questo nazista, Gerhard Bremer, è seppellito nel cimitero del paese insieme agli altri defunti. A questa esperienza personale se ne aggiunse un’altra: tre anni fa vidi in un giornale la fotografia di una coppia di anziani nazisti. I due vivevano tranquillamente nella Costa del Sol. In quel preciso momento è nato Il profumo delle foglie di limone, ovvero dalle riflessioni sull’impunità e sull’intimità di quei nazisti che vivono camuffati fra turisti e pensionati.
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D. I nazisti che appaiono nel suo libro esistono davvero?
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R. Tutti sono ispirati a personaggi reali vissuti in Spagna. Ma l’unico che conserva il nome originale è Aribert Heim, chiamato Il Dottor Morte o Macellaio di Mauthausen. Questo romanzo racconta la parte della sua vita che non si potrebbe leggere nei libri di storia. Il profumo delle foglie di limone però non è una storia di nazisti. Non è un romanzo che parla della storia del nazismo. I nazisti Fred e Karin mi servivano per affrontare la questione della malvagità umana. In realtà è un romanzo di vampiri ma senza il sangue. I “miei” nazisti sono il riflesso di tutte le persone che la fanno sempre franca. La realtà del libro è storica, ma la trama è interamente frutto della mia fantasia.
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D. Il profumo delle foglie di limone è anche la storia di una profonda amicizia tra una giovane, Sandra, e un anziano, Julián.
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R. Julián e Sandra hanno la funzione di avvicinare due momenti storici. Julián ha provato il nazismo sulla propria pelle. Invece Sandra lo conosce soltanto per mezzo di film, libri, documentari. Lei è sommersa dai problemi personali del presente, mentre Julián vive più nel passato. Vive di ricordi, nella memoria di ciò che gli è successo. Vive nel ricordo di sua moglie, Raquel, e del suo amico Salva. Ma quando arriva a Dianium e conosce Sandra, lui capisce che finché uno è vivo è obbligato ad agire. Julián conosce l’anima dei suoi aguzzini perché hanno vissuto nello stesso mondo e perché hanno la stessa età. Ho pensato molto a mio padre per delineare questo personaggio. Julián è un uomo cagionevole, che prende dieci pastiglie al giorno. Non è un uomo perfetto, conosce la malvagità, ma possiede la dignità per sapere chi è e per sentire che, anche se anziano, continua a essere un uomo. Oggigiorno é impossibile incontrare una coppia di amici come Sandra e Julián. I giovani stanno con i giovani e i vecchi con i vecchi. Non siamo piú capaci di imparare gli uni dagli altri. Credo che le cose più importanti le impariamo sempre attraverso gli altri.
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D. Il profumo delle foglie di limone non è, quindi, una storia di nazisti convenzionali.
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R. Esatto. I nazisti del mio libro, Fred e Karin, sono vecchi in pantaloni corti, che al supermercato cercano i prodotti senza colesterolo. I mostri che fanno più paura sono quelli che si nascondono dietro un volto benevolo. La vecchiaia maschera di bontà diverse persone.
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Fonte: www.illibraio.it