Fare il tifo per i cattivi della letteratura… un viaggio tra libri di ieri e di oggi

di Stefano Risso | 24.07.2024

Al bando i perbenismi: lungi dal celebrarne le indiscusse capacità criminali come pure dal decantarne le proverbiali gesta anti-eroiche, non vi è chi non veda come, classifiche alla mano, la figura del “cattivo” sia da sempre tra le preferite da buona parte dei lettori; spietato, sensuale e molto spesso con un passato da nascondere, il “villano” dei romanzi non soltanto ci presenta la trama da un punto di vista diverso (quello dell’antagonista), ma ci insegna altresì a esplorare opinioni – le meno popolari – che mai e poi mai ci sogneremmo di condividere (soprattutto sui social).

Fare il tifo per il nemico, d’altra parte, non è cosa da bravi ragazzi; e sebbene talune compagnie sarebbe meglio non frequentarle a priori, è già dall’epoca dell’adolescenza che #bookcrush poco raccomandabili fanno breccia nei nostri libri, ispirandoci a quel genere di letture – dark, spicy e soprattutto da nemici a amanti – che ci perseguitano per il resto della vita. Nessuna vergogna, dunque, se ancor oggi ne subiamo l’ascendente: per quanto irreprensibili vogliamo apparire, la tentazione del bad boy (o girl) ci travolge persino nella letteratura, sicché tanto vale cedervi piuttosto che resistervi per ragioni di morale.

Fra i tanti, sono i villains tradizionali quelli che ci intrigano di più (il conte Dracula su tutti); e se ancora non aveste individuato il tipo sbagliato che più fa per voi, nessun problema: eccovi una carrellata di personaggi letterari che costituiscono l’identikit del cattivissimo perfetto; assolutamente da evitare sulla carta ma, nelle pagine dei romanzi, un amore da (non) dimenticare.

Il primo dei cattivi, Caino di José Saramago

La copertina di Caino di José Saramago

Figlio di Adamo ed Eva assieme al secondogenito e all’ultimo nato Set, il Caino di José Saramago (Feltrinelli, traduzione di Rita Desti), è forse la Genesi (4,8) di ogni cattivo che si rispetti: umiliato da un Dio crudele che ai suoi sacrifici preferisce quelli del minore Abele, il personaggio biblico si macchia non soltanto di un tremendo fratricidio (il primo che sia mai raccontato nelle Storie), ma puranche di ulteriori delitti che tutti motivano dall’umiliazione subita (quali l’adulterio con Lilith o lo sterminio dell’equipaggio di Noè). Che poi, nella rivisitazione storica, è proprio Caino – e non un angelo – a impedire che Isacco venga ucciso dal padre Abramo; e allora, dobbiamo domandarci, è in lui l’origine del Male o invece nel Bene l’essenza del suo dolore? Difficile rispondere, sebbene nel dilemma tanto vale una riflessione: che, a osservare le religioni, non sempre ciò che è giusto si distingue dall’orrore.

Un cattivo mitologico, Ade ne La sposa dell’Ade di Eleonora Fasolino

La sposa dell’Ade di Eleonora Fasolino, questa è la copertina

Quando Ade, il dio dell’Oltretomba, riceve dalle Moire un’infausta profezia (che il suo dominio finirà a meno che non vi lasci penetrare la vita) le sue manipolazioni ricadono sulla nipote Persefone, divinità della Primavera; certo che questa rappresenterà la salvezza dell’Averno – il regno degli inferi – l’oscuro sovrano ne organizza quindi il rapimento, prendendola con sé affinché diventi La sposa dell’Ade (Newton Compton). Peccato che si tratti alfine di una messinscena congegnata dagli amanti al solo scopo di ingannare la madre della fanciulla (che mai avrebbe acconsentito che la figlia discendesse sottoterra); primo caso di coppia impossibile all’interno della tradizione letteraria – perché, è opportuno dirlo, questi due sono più dissimili che il giorno con la notte – nel retelling mitologico di Eleonora Fasolino la leggenda degli “opposti che si attraggono” prende vita (e morte) sotto la stessa narrazione. Perché ai cattivi letterari non si può proprio resistere.

Un cattivo italiano, l’Innominato ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni

La copertina del classico di Alessandro Manzoni I promessi sposi

“(…) questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai” così i due bravi minacciano Don Abbondio nel primo capitolo de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (Garzanti); inviati dal signorotto locale per impedire il matrimonio fra Renzo e Lucia, gli sgherri mercenari sono altresì al soldo dell’Innominato, criminale misterioso e talmente solitario che di lui non si sa quasi nulla. Ma che, nel corso dell’opera, subirà un profondo cambiamento: reduce da una notte dell’anima in cui si interroga sulle proprie azioni (su istigazione di Don Rodrigo è stato infatti lui a organizzare la sparizione della Mondella) il malvagio più famoso della scuola superiore si rincresce infine delle proprie malefatte, convertendosi al cristianesimo nella speranza di una postuma redenzione. Per noi – ma non ditelo al cardinale Borromeo – rimane indimenticabile nella sua versione negativa: quella di un gotico italiano che si teme anche solo a menzionarlo (soprattutto durante le interrogazioni…).

Un cattivo alla moda, Miranda Priestley ne Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger

Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, la copertina del libro

Iconica e favolosa quanto il marchio che la rappresenta, la fashionista Miranda Priestley ha il volto di Meryl Streep (e solo per questo meriterebbe un’ovazione); liberamente ispirata alla giornalista e direttrice di Vogue America Anna Wintour, la protagonista di Il diavolo veste Prada (di Lauren Weisberger, Pickwick, traduzione di Roberta Corradin) ha quel tipo di perfidia che si indossa con disinvoltura (oltreché con alta moda italiana). E che ancora ci diverte all’inverosimile, sia quando sfrutta senza sosta i suoi infaticabili collaboratori (tipo la storica assistente Emily Charlton) sia quando critica per buongusto chiunque non osservi i canoni dello stile (come la nuova stagista Andrea Sachs). “Ero sconvolta da quanto fosse magra, anzi, ossuta. Senza sorridere mi tese una mano scheletrica, femminile, liscia (…) Godeva del mio imbarazzo, ma decisi che lo faceva senza cattiveria.” L’ingenuità dell’inesperienza, insomma.

Una torneo di cattivi, in Noi i cattivi di Amanda Foody e Christine Lynn Herman

Noi i cattivi di Amanda Foody e Christine Lynn Herman, ecco la copertina

Nessun altro protagonista se non il male: nell’esperimento letterario Noi i cattivi (Mondadori, traduzione di Silvia Rosa), Amanda Foody e Christine Lynn Herman ci raccontano di un Torneo fra malvagi – quello del Velo di Sangue – ove i campioni di Ilvernath si sfidano gli uni contro gli altri pur di conquistare il predominio sulla magia. Per chi parteggiare allora? Sinora i più spietati sono sempre stati i Lowe, ma da quando un misterioso libro ha reso pubblici i segreti delle sette famiglie (e si parla di incantesimi all’ultimo sangue) tutto potrebbe cambiare all’improvviso. In particolare, è nelle sottotrame di ogni singolo contendente – cui è assegnato un capitolo a testa – che meglio si esprime la collettività dell’opera; e nel mentre conosciamo le motivazioni dietro ogni personaggio (vendetta, rabbia e pazzia, su tutte) comprendiamo altresì che non tutto il male viene per nuocere. Alle volte, viene anche per vincere (come nel secondo della duologia, Noi gli sconfitti).

Un cattivo seriale, Charles Manson ne La famiglia di Ed Sanders

Questa è la copertina del saggio true-crime La famiglia di Ed Sanders

Ci sono episodi (di cronaca nera) la cui letteratura va ben oltre la fantasia; e se dei delinquenti finzionali (tipo Hannibal Lecter) ci si può innamorare senza margine di rischio alcuno, vi sono altresì casi in cui simpatizzare con un criminale equivarrebbe pressappoco a un lavaggio del cervello. Soprattutto quando si parla di assassini seriali; famosi alle masse quasi che si trattasse di celebrità hollywoodiane, informarsi sui serial-killer è più un’indagine sull’estremizzazione umana che una questione di reale propensione letteraria. Sul punto, esemplificativo è La famiglia di Ed Sanders (Feltrinelli, traduzione di Silvia Rota Sperti); lavoro true-crime su Charles Manson e la sua setta di contro-cultura hippie, il dossier dello scrittore statunitense ripercorre, attraverso interviste e documenti d’archivio inediti, una delle vicende più oscure dell’America anni sessanta: quella di un vero cattivo che – si proclamava Cristo e – finì per rivelarsi Satana.

Un cattivo per antonomasia, Lord Voldemort in Harry Potter e i doni della morte di J.K. Rowling

Harry Potter e i doni della morte di J.K. Rowling, la copertina del libro

Un nome che è già tutto malvagio: nato dalla sconfinata fantasia di J.K. Rowling (in Harry Potter per Salani, traduzione di Marina Astrologo), il cattivo contemporaneo più cinematografico prenderebbe il nome da Vol-de-mort, ovverosia “ingannatore della morte”.  È in fondo la sua un’ossessione di vita eterna; trasferita la propria anima all’interno dei sette Horcrux – dalla coppa appartenuta ai Tassorosso al medaglione di Salazar Serpeverde – lo stregone che è anche il villain letterario per antonomasia assolderà un esercito di mangiamorte per ripristinare la supremazia dei purosangue e riaffermare il proprio dominio attraverso l’utilizzo delle Arti Oscure. A ciò si aggiungano le due pupille verticali e il profilo simile a un teschio; un’apparenza terrificante che tuttavia non gli impedirà di far innamorare Bellatrix Lestrange, la strega sua proselite che intenterà un Adava Kedrava pur di difenderlo sul finale della battaglia di Hogwarts.

Un cattivo spicy, Damon Torrance della Devil’s night series di Penelope Douglas

Kill Switch di Penelope Douglas, il terzo libro della Devil's night series

Dietro tutte le relazioni tossiche della Devil’s night series (di Penelope Douglas, Newton Compton, traduzione di Carlotta Turrini e Chiara Zaottini) c’è un solo – cattivissimo – volto ricorrente: quello del rampollo Damon Torrance. Ripercorrerne le malefatte è pressoché impossibile; spietato a scuola così come nella vita di tutti i giorni, il protagonista di Kill Switch si macchia di qualsivoglia illiceità possibile (soprattutto nei confronti della sua vittima preferita, l’adolescente Erika Fane) ciò nondimeno distinguendosi per una carica erotica e sensuale senza pari (almeno nella letteratura young-adult). Trattasi, d’altronde, di una caratterizzazione dark-romance (il sottogenere letterario che benissimo si sposa con la narrativa spicy); non sorprendetevi dunque se, fin dall’inizio, assisterete a scene di sottomissione psicologica, pratiche sadomaso o situazioni al limite della blasfemia; questa è una saga per chi, la cattiveria, sa godersela in ogni senso.

Un cattivo dei nostri tempi, Sferaebbasta in L’età della tigre di Ivan Carozzi

L'età della tigre di Ivan Carozzi, questa è la sua copertina

Per concludere, e non senza una vena di ironia, parliamo dunque dei cattivissimi di oggigiorno: i trapper. Acerrimi nemici del belcanto e puranche intenditori di auto-tune, gli idoli degli streaming si atteggiano a criminali ma più per narrativa che per vera e propria emergenza. Conoscerli non è affatto facile; parlano una lingua che non sempre comprendiamo e rivestono un’estetica che poco o nulla ci appartiene. Eppure fanno parte dei nostri discorsi (e delle nostre playlist) in maniera sempre più preponderante, tant’è che a uno dei più famosi – Sferaebbasta – Ivan Carozzi dedica il suo L’età della tigre (il Saggiatore). Un libro sui nostri tempi che parla anche di precarietà, di consumismo e di trasformazione interculturale. “Sfera Ebbasta lo champagne lo sperpera, lo dissipa, lo scialacqua, e il gracidare del liquido che precipita e macchia l’asfalto poroso sembra lo scroscio di una svergognata e liberatoria pisciata.” Da leggere con buonsenso o cattivo-senso, a seconda dei gusti musicali.

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Fonte: www.illibraio.it