“Ho paura quando scrivo, sempre, ancora adesso”. La confessione, tratta da un’intervista a La Lettura, è di Peter Handke, vincitore del Premio Nobel per la letteratura 2019 “per un lavoro influente che con ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana“.
Questa paura comincia a metà degli anni ’60 quando, grazie al suo spirito polemico nei confronti della generazione di scrittori legati al Gruppo 47 (esponenti della letteratura tedesca post-bellica) e ai suoi provocatori spettacoli teatrali, inizia a farsi notare nell’ambiente culturale di quegli anni.
Scrittore, drammaturgo, saggista, ma anche traduttore, poeta, reporter di viaggio e sceneggiatore, Handke, nato in Carinzia nel 1942, si dedica presto in modo esclusivo alla scrittura. A partire dagli spettacoli teatrali: tra i successi più provocatori ricordiamo il monologo Publikums-beschimpfung (1966) e la rielaborazione di una vicenda misteriosa in Kaspar (1968), proseguendo poi con racconti, romanzi, saggi e poesie.
Ad aggiungersi alle sue doti poliedriche, le esperienze da sceneggiatore per il cinema, anche grazie al regista Wim Wenders, con cui collabora per diversi film, tra cui Prima del calcio di rigore (ispirato proprio a un’opera del Premio Nobel, edita da Guanda con la traduzione di B. Bianchi) e, soprattutto, Il cielo sopra Berlino.
Alcuni suoi spettacoli e libri furono attaccati per la loro aggressività e lo spirito provocatorio nei confronti di spettatori e lettori. Sempre critico nei confronti della cultura di massa, Handke nel suo percorso intellettuale ha infatti cercato di non adulare il suo interlocutore, piuttosto di sfidarlo.
A proposito di polemiche, ha fatto molto discutere per la sua posizione relativa alla guerra in Jugoslavia e per il discorso al funerale di Slobodan Milošević. Lo scrittore difendendo la parte serba, accusando l’Europa. A questo proposito, nel corso di una intervista collettiva in cui ha commentato la vittoria del Nobel, Peter Handke ha definito “coraggiosa” la decisione del comitato, aggiungendo: “Vi fu molto rumore quando scrivevo della guerra civile in Jugoslavia. Il mio era un punto di vista da scrittore”.
In Italia Handke viene pubblicato presto, principalmente dalle case editrici Guanda e Garzanti.
Tra i suoi libri più noti, non si può non citare I calabroni (Guanda, traduttore B. Bianchi), esordio dell’autore nel 1966, anno in cui, debuttando a teatro e facendo scalpore con i suoi Insulti al pubblico, decide di riferirsi a quel medesimo pubblico in modo creativo: maltrattandolo, stuzzicandolo, spiazzandolo con una storia costruita – o frantumata – come un rebus, un puzzle, un enigma.
Nei suoi libri, invece, si concentra sui problemi e le possibilità del linguaggio, avvicinandosi anche al mondo della religiosità e della soggettività.
La sua vasta produzione letteraria conta di diversi titoli, come La storia della matita (Guanda, traduzione di E. Picco), I giorni e le opere (Guanda, traduzione di A. Iadicicco), I bei giorni di Aranjuez (Quodlibet, traduzione di A. Iadicicco), L’ambulante (Guanda, traduzione di M. Canziani), Pomeriggio di uno scrittore (Guanda, traduzione di G. Agabio), Saggio sulla stanchezza (Garzanti, traduzione di E. Picco), Il grande evento (Garzanti, traduzione di C. Groff), Saggio sul cercatore di funghi (Guanda, traduzione di A. Iadicicco), Canto alla durata (Einaudi, traduzione di H. Kitzmüller), Saggio sul luogo tranquillo (Guanda, traduzione di A. Iadicicco), L’assenza (Garzanti, traduzione di R. Zorzi), Infelicità senza desideri (Garzanti, traduzione di B. Bianchi), La notte della morava (Garzanti, traduzione di C. Groff), Saggio sulla giornata riuscita (Garzanti, traduzione di R. Zorzi), Saggio sul Juke box (Garzanti, traduzione di E. Ganni) e Storia con bambina (Garzanti, traduzione di R. Zorzi).
La sua prolificità deriva da una stessa esigenza dell’autore che, sempre nell’intervista sopra citata, dichiara di vivere la scrittura come “una necessità vitale. Senza scrivere non potrei esistere. Scrivere è sano, indica la via verso la salute”.
Luigi Brioschi, presidente di Guanda, ha commentato così la vittoria conferita dall’Accademia svedese: “Handke ha segnato con un’impronta inconfondibile il corso della letteratura contemporanea: un grande maestro di stile, uno scrittore profondamente originale, un artista che sa mostrarci le cose come non le abbiamo mai percepite. Guanda pubblica con convinzione e costanza l’autore da molti anni, alternando le novità ai titoli di back-list, e oggi festeggia un premio che Peter Handke ha grandemente meritato. Siamo in grado di annunciare l’uscita nel primo semestre 2020 del nuovo romanzo, La ladra di frutta“.
Fonte: www.illibraio.it