Le regole e la pizza (anche con l’ananas): Gherardo Colombo per Il Libraio Scuola

di Gherardo Colombo | 22.11.2024

Cari ragazzi, vi piace capire quello che dice un vostro amico quando vi parla? E vi piace che se vi dice: «Ci vediamo alle 10» alle 10 arrivi veramente? E vi piace giocare a pallone? O a basket, a pallavolo? Vi piace vincere ai videogiochi?

Vi piace mangiare la pizza, il gelato? Vi piace stare su Instagram? Vedere un video?

Leggere un libro di Harry Potter? Prendere il treno per andare al mare, in montagna o dove vi pare? Prendere la patente? Scegliere il corso universitario che va bene per voi? Si potrebbe continuare l’elenco quasi all’infinito.

Leggere il mondo 3 Il Libraio Scuola settembre 2024

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Tutte queste cose le potete fare perché esistono le regole e qualcuno, voi compresi, le segue o le ha seguite per fare in modo che possiate farle.

Volete la dimostrazione? Prendiamo degli esempi a caso. Se il pizzaiolo non seguisse le regole per fare la pizza (per esempio non la mettesse nel forno) la pizza sarebbe immangiabile.

Poi, certo, le regole si potrebbero cambiare e – ancora per esempio – prevedere tra gli ingredienti della pizza anche l’ananas. Qualcuno si scandalizzerebbe, qualcun altro apprezzerebbe la novità, ma anche in quel caso occorrerebbe seguire le regole che si porterebbe dietro la novità: per esempio quella della giusta proporzione tra la quantità dell’ananas e quella degli altri ingredienti.

Detto tra parentesi, generalmente la trasgressione (mettere l’ananas) porta alla creazione di una regola nuova (in questo caso l’inserimento dell’ananas tra gli ingredienti ammessi per fare la pizza).
Secondo esempio. Se non esistesse l’orario ferroviario si potrebbe prendere il treno soltanto per caso (andrebbe di fortuna, se per caso il treno passasse lo si prenderebbe). E se il macchinista non rispettasse la regola, appunto l’orario, sarebbe difficile o addirittura impossibile prendere il treno, a seconda dello scollamento del suo comportamento da quel che dicono le regole.

Terzo esempio: se non mi informassi accuratamente delle materie comprese nel corso universitario non potrei scegliere quello che mi piace e che sono in grado di sostenere.

La percentuale degli studenti che cambiano disciplina nel corso del primo anno non è irrilevante: non sono pochi quelli che hanno trasgredito la regola dell’informarsi. C’è chi sceglie architettura perché gli piace disegnare, progettare le case, i grattacieli, ma non sa che nel corso c’è una quantità impressionante di matematica… Quindi, le regole sono necessarie per vivere insieme, senza regole non ci si può fidare reciprocamente e spesso non ci si può fidare nemmeno di se stessi.

Eppure la regola, intesa come concetto, spesso non piace. Credo dipenda da tre motivi. La regola è generalmente collegata al dovere (tipo se voglio prendere il treno devo arrivare in orario). È spesso confusa con la sanzione (se non rispetto il limite di velocità prendo la multa); non si bada al suo contenuto, e quindi non si distinguono le regole a seconda del contenuto (era regola che alle donne fosse vietato votare; è regola che le donne abbiano il diritto di votare). Sarebbe necessario spostare l’attenzione: non metto il sapone sulla pizza non perché non devo, ma perché è necessario non metterlo per poterla mangiare; rispetto il limite di velocità non perché devo, ma perché condivido che in città sia necessario andar piano per tutelare l’incolumità mia e degli altri; esamino con attenzione il piano di studi del corso universitario per poter scegliere se seguirlo.

Sarebbe necessario fare distinzioni, ed uscire da un equivoco forte, quello secondo il quale tutte le regole vanno sempre rispettate. Tra regola e regola, infatti, ci sono differenze abissali, che dipendono dal loro contenuto. Le regole che organizzano i nostri rapporti le facciamo noi, e possiamo metterci quel che momento per momento della nostra storia riteniamo giusto, o che vada bene, o che sia utile, o che sia opportuno. E succede di sbagliare.

Quindi: le regole si rispettano quando sono giuste, eque, utili, opportune. Abbiamo la fortuna di avere una Costituzione che ci dice quando tutto questo sta dentro una regola.

Guardiamo alla Costituzione per riuscire a distinguere. E teniamo anche conto del fatto che esistono strumenti per cambiare le regole prima di trasgredirle. Quando la regola può essere sostituita tempestivamente la si cambia. Soltanto quando la regola viola i diritti fondamentali più rilevanti, non c’è tempo di cambiarla prima che produca i suoi effetti, ci si assume la responsabilità e non si usa violenza la regola può (meglio: deve) essere trasgredita.

Qui, oggi, con la nostra Costituzione si tratta di casi non frequenti: per questo si può dire che le regole, salvo eccezioni, vanno seguite.

L’AUTORE – Gherardo Colombo ex magistrato, oggi è presidente della casa editrice Garzanti. Ha pubblicato diversi libri nei quali mette la sua esperienza di magistrato al servizio di una divulgazione attenta e scrupolosa dei concetti di democrazia, giustizia e cittadinanza. Tra questi ricordiamo Sei Stato tu? e Educare alla legalità con Anna Sarfatti, Sono Stato io! con Anna Sarfatti e Licia Di Blasi.

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Fonte: www.illibraio.it