Tra il 1938 e il 1945 l’Europa ha conosciuto una devastazione senza precedenti. Per la seconda volta nell’arco di una sola generazione la Germania attuava una campagna di conquista che già nel 1941 la vedeva ormai in guerra contro l’impero britannico, l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. E tre anni e mezzo dopo l’Europa e la parte occidentale dell’Unione Sovietica erano ridotte a un cumulo fumante di macerie. Ma come è potuto accadere? Come è stato possibile il ripetersi di una tragedia simile a distanza di pochi anni da quella precedente? A differenza di quanto ci è sempre stato insegnato, Adam Tooze cerca di dare una risposta cambiando la prospettiva: se la tragedia vissuta dall’Europa nel XX secolo avesse avuto le sue radici nella debolezza della Germania, anziché nella sua forza? L’attenzione si sposta dunque sull’economia tedesca, oltre che sulla questione razziale e sulla politica. Hitler aveva capito che la povertà della Germania nel 1933 non dipendeva solo dalla depressione, ma anche dalla limitata estensione del territorio e dalla scarsità di risorse naturali. Aveva previsto il mondo globalizzato, con l’Europa schiacciata dallo strapotere dell’America. E aveva individuato l’alternativa: un super-stato europeo sotto la guida della Germania. Per questo il Führer lanciò i suoi eserciti male equipaggiati in una grandiosa quanto velleitaria campagna di conquista. Ma la mancata presa di coscienza da parte di Hitler, Speer e degli altri gerarchi del fatto che la prospettiva di una vittoria fosse pressoché impossibile, ha fatto sì che il Terzo Reich venisse distrutto al prezzo di decine di milioni di vite.
Con un imponente lavoro di ricerca e una documentazione minuziosa, Il prezzo dello sterminio cambia radicalmente la visione della Germania nazista e in buona parte anche la storia della seconda guerra mondiale, e forse dell’intero XX secolo.