Romanzi “gemelli”, i due testi qui raccolti affrontano, da punti di vista antitetici ma complementari, lo stesso tema. Ne L’immoralista (1902) il bisogno di autorealizzazione di Michel finisce col provocare la morte della giovane moglie Marceline, sacrificata dal protagonista al suo egoistico vitalismo e trascinata in un estenuante, fatale percorso di scoperta della sensualità. Ne La porta stretta (1909) Alissa rifiuta l’amore del cugino Gerôme e sceglie la strada della rinuncia e dell’ascesi spirituale fino al sacrificio della vita. In un caso è l’eccesso di desiderio a uccidere, nell’altro l’eccesso di virtù: ma, sembra suggerire l’autore, entrambe queste forme di eroismo esistenziale – la libertà assoluta come la costrizione volontaria – conducono alla dannazione dell’aridità. Le due opere, già caratterizzate dall’inconfondibile misura classica del narratore maturo, rispecchiano esemplarmente il conflitto interiore di Gide tra la rigida educazione puritana e la scoperta della propria omosessualità, vissuta con consapevole immoralismo e scandalosa franchezza.
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