Introduzione di Lanfranco Binni
Traduzioni di Franco Cordelli e Elina Klersy Imberciadori
Gide scrive Paludi sul finire del 1894, dopo la grande avventura africana, il viaggio nel Maghreb compiuto tra l’ottobre 1893 e il giugno 1894 nel corso del quale ha scoperto una vitalità sconosciuta. È un raffinato diario intimo in cui confessa il proprio mal di vivere, il rifiuto di una letteratura separata dalla vita, l’insofferenza per gli stanchi rituali della «palude» letteraria parigina, stagnante e avvelenata dalla noia. Se Paludi segna la rottura, il regolamento di conti con un modo di vivere da cui lo scrittore è ormai deciso a prendere le distanze, I nutrimenti
terrestri (1897) è un manuale di evasione e di liberazione in cui, sulle orme di Nietzsche, diviene esplicito il bisogno di affrancare il desiderio dalle remore del conformismo. Dedicato a Natanaele, un adolescente ancora prigioniero di vecchi schemi culturali e sociali, affinché apprenda ad amare l’esistenza senza pregiudizi, senza ansia di possesso, seguendo consapevolmente una propria morale, è il manifesto del definitivo superamento dell’educazione puritana, in nome di una vita da vivere con gioia, fervore, attesa abbandonandosi pienamente alla felicità degli istinti.