Introduzione, traduzione e note di Gilberto Greco
Protagonista e io narrante del Lazarillo de Tormes è un giovane accattone sempre affamato che si guadagna da vivere con mille espedienti al servizio di padroni avari e insensibili. Dapprima è l’accompagnatore di un cieco; poi va a servir messa da un prete che lo congeda dopo averlo scoperto a rubare pani votivi. Il padrone successivo è uno scudiero squattrinato, travolto dal culto delle apparenze e dai creditori. Vengono poi un frate mercenario che fa commercio di bolle pontificie, un maestro pittore di tamburelli, un cappellano che traffica in acqua, un ufficiale giudiziario che vorrebbe trasformarlo in un rappresentante della giustizia. A questo mondo ostile e senza riscatto Lazarillo contrappone la propria astuzia implacabile, che può giungere alla ferocia. Alla fine diventerà banditore di vini per conto di un arciprete, ne prenderà in moglie la serva e accetterà di dividere la sposa con il padrone in cambio della sicurezza economica. Scritto con sobrio realismo e sagace ironia, Lazarillo de Tormes è una feroce satira della Spagna di Carlo v, lacerata dalla crisi economica e dagli squilibri tra le classi sociali.
