Introduzione di Teresa Cremisi
Traduzione di Elina Klersy Imberciadori
«L’eroe è un mascalzone e l’eroina una puttana»: così Montesquieu nel 1734 riassume lapidario il romanzo. Non del tutto a torto. La passione raccontata da Prévost ne La vera storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut (1731) è di quelle che trascinano alla rovina. Giovane di buona famiglia, Des Grieux si innamora perdutamente della volitiva Manon, destinata al convento perché troppo incline al piacere, abbandona gli studi e fugge con lei a Parigi. Attratta dagli agi e dal lusso, la fanciulla lo tradisce con facoltosi e attempati corteggiatori e per assecondarne l’avidità Des Grieux diventa baro di professione, fino all’arresto e alla deportazione. Libera, incostante, istintiva, ma mai perversa né volgare, Manon incarna con leggiadria lo stereotipo dell’inafferrabile femminino, mentre il mite e vulnerabile Des Grieux, messo in scacco dal potere assoluto del denaro e dai tormenti della gelosia, è il vero eroe tragico della storia. In bilico tra un malcelato moralismo e una sensibilità già romantica sullo sfondo di una società autoritaria e sorda alle ragioni del cuore, il capolavoro di Prévost sospende ogni giudizio trascinando il lettore in un universo attraente e torbido, tenerissimo e sguaiato.