A cura di Teresa Cremisi
Scritto di getto alla fine del 1806 ma rimasto inedito fino al 1816, Adolphe è un romanzo di straordinaria modernità che nulla concede al gusto romantico del tempo. Gli elementi narrativi sono ridotti al minimo; inesistenti le descrizioni d’ambiente, scarno l’intreccio, due soli i personaggi: Adolphe, seduttore arido e scettico, incapace di amare e condannato alla solitudine e al rimorso, ed Ellénore, vittima incolpevole dei suoi sentimenti. Senza esserne veramente innamorato, Adolphe conquista l’avvenente polacca. Ma quando Ellénore gli sacrifica tutto – figli, denaro e reputazione – comincia a sentirsene prigioniero. Per pietà e per debolezza non riesce ad abbandonarla, ma non è neppure capace di ricambiare il suo amore con autentico trasporto: mai del tutto schietto e mai del tutto in malafede, recita con sincerità la commedia della passione. La penna di Constant, che tanto della sua vita riversa in queste pagine, procede fredda e implacabile nel dare forma a un’opera di spudorato rigore, una crudele festa dell’intelletto che senza lirismi e compiacimenti viviseziona l’animo dei protagonisti trasformandoli in nudi emblemi di un tragico gioco delle parti.