Introduzione di Piergiorgio Bellocchio
Traduzione di Ugo Dettore
David Copperfield (1849-50) è il romanzo più popolare e più scopertamente autobiografico di Dickens. Il piccolo David – alter ego dell’autore – rimasto orfano di padre sperimenta presto la durezza della vita: la crudeltà del patrigno, Mr. Murdstone; la sferza del tirannico maestro Creakle; la fatica del lavoro in fabbrica. Ma grazie alle cure della bizzarra zia Betsey, che lo aiuta a sistemarsi presso l’avvocato Wickfield e a terminare gli studi, David scoprirà la propria vocazione letteraria e riconquisterà il suo rango borghese. Impareggiabile nel raccontare paure ed emozioni dell’universo infantile, Dickens sfodera doti di acuto osservatore nel disegnare la galleria di tipi umani che ruota attorno al protagonista: da Mr. Micawber, sempre sull’orlo del fallimento ma capace del più genuino entusiasmo, all’ammirato compagno di studi Steerforth, che rivelerà da adulto la sua natura spregiudicata e viziosa, al servile e viscido Uriah Heep, il cattivo della storia. Con geniale esuberanza il romanzo intreccia commedia e tragedia sullo sfondo di una Londra prototipo della metropoli moderna e tetra incubatrice di miseria, solitudine, crimine.