Introduzione di Franco Custodi
Prefazione e note di Folco Portinari
In bilico tra reportage giornalistico e racconto corale, Sull’Oceano, pubblicato nel 1889, è l’unico romanzo italiano che affronti il tema dell’emigrazione, un fenomeno di dimensioni imponenti e di portata storica tale da incidere profondamente, tra Ottocento e Novecento, sulle sorti demografiche ed economiche del nostro paese. Prendendo le mosse da un’esperienza vissuta in prima persona – il viaggio da Genova a Buenos Aires compiuto nel 1884 a bordo del piroscafo Nord-America (ribattezzato Galileo nel romanzo) – l’autore descrive, con fraterna partecipazione, la miseria e la tenacia del popolo dei migranti, costretti dalla fame e da condizioni disumane ad abbandonare la terra natale. A partire dal microcosmo della nave, miniatura del mondo col suo impasto di bene e di male, il romanzo ha l’ambizione di raccontare le violenze e le ingiustizie della vita. E la morale è tutta “deamicisiana”: «La maggior parte delle creature è più infelice che malvagia e soffre più di quello che faccia soffrire».