Quattordicesimo titolo del ciclo dei Rougon-Macquart, L’opera (1885) è un romanzo sulla moderna febbre dell’artista, una evocazione degli eventi che hanno rivoluzionato la pittura francese tra il 1860 e il 1870 trasformando in modo irreversibile lo sguardo, la mano e il pennello del pittore. Il dramma del protagonista, Claude Lantier, di cui si racconta la tragica parabola, è l’incompiutezza del genio, l’impossibilità di dare piena espressione alla propria vocazione creativa. Nel corpo a corpo dell’autore con l’opera, nel confronto strenuo con la durezza e l’opacità della materia rivive l’ambivalenza del rapporto che Zola medesimo sperimenta quotidianamente con la scrittura, che è passione e fatica al tempo stesso. L’opera infatti non è un romanzo autobiografico soltanto per l’ambientazione, il milieu intellettuale parigino che l’autore conosce e frequenta; è un romanzo autobiografico soprattutto perché testimonia l’atteggiamento dello stesso Zola nei confronti del lavoro letterario, fino a diventare un manifesto della sua poetica e della sua concezione del mondo.
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