Dai compagni di partito veniva chiamato «Tempesta» per il carattere battagliero, ma nelle lettere a Velia Titta, fidanzata e poi moglie, Giacomo Matteotti è soprattutto l’uomo innamorato costretto a continue separazioni dall’amata, prima dal richiamo alle armi negli anni di guerra, in seguito dalla militanza politica. Diversi per educazione e personalità – lei profondamente religiosa, lui laico ma ardente di fede nel socialismo – Giacomo e Velia affidano alle lettere tenerezze, confidenze, racconti di vita quotidiana, riflessioni. Il momento storico sembra congiurare contro la loro felicità, ma li lega la speranza di un mondo più giusto, lo slancio di una vita concepita come missione. Struggente nella sua sincerità, il carteggio con Velia – di cui si propone qui una piccola antologia – è un documento fondamentale per ricostruire un ritratto privato del leader e una limpida testimonianza del rigore morale del martire antifascista sullo sfondo di un’Italia che scivolava inesorabilmente verso la catastrofe della dittatura.
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