Introduzione e note di Nicola Merola
Seconda opera del progettato ciclo dei Vinti dopo i Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, pubblicato in rivista nel 1888 e in volume nel 1889 con significative varianti, è un romanzo di costume. Delinea la parabola di Gesualdo Motta che a forza di lavoro e sacrifici da «mastro» (muratore) diventa «don» (latifondista e ricco imprenditore borghese) per poi veder dissipato dalla figlia e dal genero il patrimonio faticosamente accumulato e morire solo e rassegnato tra l’irrisione della servitù. La morte spogliata di ogni solennità e consegnata alla commedia di chi sopravvive suggella il fallimento di una vita tutta dedita alla «religione della roba», ma completamente aliena da affetti genuini e sinceri, facendo del protagonista il simbolo di un’umanità soggiogata dal denaro e condannata irrimediabilmente alla solitudine.