Introduzione di Carlo Pagetti
Traduzione di Gianna Lonza
La lettera scarlatta (1850), il capolavoro che Hawthorne definì «arso dalle fiamme dell’inferno», ruota intorno al palco della gogna allestito nella Boston puritana del secolo xvii. Su quel palco è costretta a salire Hester Prynne, la bella adultera condannata a portare sempre, ricamata sul petto, una grande «A» rossa che l’addita al pubblico disprezzo. Su quello stesso palco dove la protagonista è stata esposta al dileggio della folla, senza mai però rivelare il nome dell’uomo che l’ha indotta al tradimento, renderà una drammatica confessione pubblica il suo insospettabile complice, in preda a una tormentosa crisi di coscienza, nella scena finale che riporta sulla piazza di Boston tutti i protagonisti della vicenda. In questo romanzo costruito come una tragedia classica, che è anche una testimonianza della reazione puritana alla forza selvaggia del grande, inesplorato continente americano, Hawthorne affronta con maestria le ambiguità del peccato, confessato o taciuto, indagando il conflitto tra natura e civiltà, amore e legge, cuore e intelletto.