Introduzione di Rolando Anzilotti
Traduzione di Giacomo e Gaetano Prampolini
Più che «un episodio della guerra civile americana» – come recita il sottotitolo del romanzo, pubblicato nel 1895 – Crane narra qui un’esperienza morale: il duro confronto tra coscienza e realtà. Nel giovane Henry Fleming i sogni eroici e gli slanci romantici che l’hanno spinto ad arruolarsi si sono scontrati con gli aspetti meno nobili e gloriosi della guerra e hanno lasciato il posto a dubbi e timori: saprà affrontare la furia della battaglia e andare incontro con onore all’appuntamento con la morte oppure, nell’ora fatidica del battesimo del fuoco, fuggirà come un codardo? Oltre che un capolavoro della letteratura di guerra, si può definire Il segno rosso del coraggio un ritratto psicologico della paura. Non solo quella della battaglia sul campo, del sangue e della morte, ma anche quella che serpeggia nascosta nel quieto vivere quotidiano: la paura di non saper affrontare gli ostacoli e le prove che la vita ci pone di fronte. Con una tecnica impressionista molto moderna, Crane disegna la mappa segreta del cuore di un adolescente in quel cammino dall’innocenza alla maturità che passa anche attraverso l’accettazione dei propri limiti e delle proprie debolezze.