Mi interessa l’analisi dei comportamenti sociali, dei regimi politici, dell’incontro tra le culture; ma anche la capacità innata nell’uomo d’immaginare delle opere, un significato, degli ideali, una spiritualità, una continuità temporale, un cosmo.
In questo libro, che rappresenta la sua autobiografia intellettuale, Tzvetan Todorov traccia un itinerario personale che illumina gli oggetti della sua riflessione letteraria e politica: da Raymond Aron a Edward Said, da Germaine Tillion a Primo Levi, da Mozart a Stendhal, da Beckett a Goethe, protagonista del profilo che chiude il volume. Non ignora gli aspetti più oscuri e ambigui della storia contemporanea, come nelle pagine dedicate a «Stalin visto da vicino», ad «Artisti e dittatori», ai limiti della giustizia o alla «memoria come rimedio al male». Senza mai puntare all’edificazione di un «sistema» (impresa improbabile per chi, come lui, è fuggito dai totalitarismi), ripercorre gli incontri con gli uomini e le donne, i libri e le testimonianze di vita che lo hanno condotto verso un umanesimo che si è scontrato con il male e che dunque non cede alla tentazione dell’ottimismo, ma neppure a quella del pessimismo.