Otto motivi per cui dovreste andare SUBITO a vedere Inside Out (soprattutto se siete adulti)

di Enrico Galiano | 25.06.2024

Quanti sequel ricordate che fossero all’altezza del primo film?

Il Padrino II, Ironman II, Batman returns (rispetto al primo Batman) e Il cavaliere oscuro (rispetto a Batman begins), ma per il resto mi sa che non vi servono le dita di due mani.

Be’, da oggi aggiungiamo questo alla lista: Inside Out 2.

Ci sono andato con la mia famiglia, e quindi il pretesto era portare a vederlo nostra figlia di anni 7, ma in realtà già dopo pochi fotogrammi è apparsa chiara e lampante una verità: non è un film per bambini. È un film per tutti, dai 7 ai 107 anni. Come Up, come Coco, sono quei film di animazione che non è che ti fanno tornare bambino, ma fanno tornare fuori il bambino che, in te, non se ne è mai andato. In questo caso, più che altro: l’adolescente che sei stato e che, ogni tanto, rimbalza fuori e ritorna ai comandi delle nostre emozioni sballate.

Sai quando guardi qualcosa e non puoi fare a meno di dire ogni due minuti “Ma che geni sono stati!”. Ecco, quella sensazione lì.

L’idea è ormai conosciuta: la storia si svolge principalmente nel centro di comando emotivo della protagonista, Riley, dove i veri protagonisti non sono lei, la sua famiglia, i suoi amici, ma le emozioni che la abitano e la fanno parlare, agire, pensare, piangere, ridere, tutto.

Nel primo film la tavolozza emotiva era piuttosto semplice: Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura, Rabbia. Ma adesso non si scherza più: ora è arrivata la pubertà, ed ecco irrompere un corredo strabordante di nuove emozioni, tutte ben poco piacevoli: Ansia, Imbarazzo, Ennui, Invidia, con ogni tanto una simpatica vecchina di nome Nostalgia che si affaccia alla porta.

Ed ecco, allora, i motivi per cui dovreste andare a vederlo ma tipo subito, tipo oggi, e chi se ne frega se non avete figli:

1) È un film che insegna a dare un nome alle emozioni; dopo averlo visto, quando proverete Ansia o Imbarazzo o una qualsiasi delle altre, non riuscirete a non visualizzarle dentro di voi. E vi capirete molto meglio;

2) Ti fa ridere. E piangere. E poi ridere ancora;

3) È un film che ti fa fare la pace con una cosa con cui è difficilissimo fare pace, e cioè: ehi, è normale, ogni tanto, anche essere tristi; annoiati; cupi; arrabbiati; pieni di ansie e paure; insomma, ti aiuta a capire quanto fa male pretendersi sempre al massimo, sempre gioiosi, sempre super performanti;

4) Guardalo solo per Pouchy, il marsupio giallo parlante. Merita da solo il prezzo del biglietto.

5) Ti porta dentro la mente di un’adolescente e ti fa letteralmente rivivere le sue emozioni, per cose apparentemente “piccole” come un tre giorni di campo estivo, ti fa toccare con mano quanto in realtà sono grandi: e quindi ti fa fare la pace anche con l’adolescente che sei stato o, se ne hai qualcuno in giro per casa, ti fa guardare con meno preoccupazione ai suoi comportamenti assurdi;

6) Ti fa capire come funziona un attacco di panico. E perché non è una cosa che si può controllare facilmente, né risolvere con un “Calmati” (nessuno nella storia si è mai calmato dopo un “Calmati”)

7) Per Imbarazzo, mio personaggio preferito;

8) Perché non è un film, ma un trattato di psicologia che ti mostra come il Sé è qualcosa che noi ci costruiamo nel tempo, grazie alle nostre esperienze ma soprattutto grazie a come gli altri ci vedono e ci definiscono, e che poi a un certo punto però si può spezzare in tanti piccoli Sé, tutti diversi eppure tutti in qualche modo… Noi.

Sì, siamo tutti Riley.

Siamo tutti un meraviglioso impasto di emozioni contrastanti che si prendono a botte e litigano e poi si vogliano bene e poi si odiano e poi si amano ancora. E questo film ci aiuta ad avere meno paura dello stupendorrendo caos che saremo sempre.

L’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore friulano classe ’77, in classe come sui social, dove è molto seguito, sa come parlare ai ragazzi. Dopo il successo di romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) come Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoiFelici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È poi tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole. Ed è poi uscito, ancora per Garzanti, il suo secondo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti. Dopo il romanzo Geografia di un dolore perfetto, si appresta a tornare in libreria con Una vita non basta

Enrico Galiano Una vita non basta

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Fonte: www.illibraio.it